Domenica 19 giugno si è scritta un’altra pagina nera nella storia del Messico: nel corso di violenti scontri tra polizia e insegnanti, 6 di questi ultimi hanno perso la vita, mentre oltre 50 civili sono rimasti feriti.
I docenti messicani, guidati dal combattivo sindacato CNTE (Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación), sono in sciopero da ormai oltre un mese per protestare contro gli effetti della riforma scolastica del 2013, fortemente voluta dal presidente Enrique Pena Nieto e sostenuta dai vari centri del capitalismo globale (come l’OCSE) che stanno spingendo anche i governi europei ad implementare riforma scolastiche di stampo neo-liberista.
Le denunce fatte a suo tempo dal CNTE (leggi qui l’analisi della legge) si stanno dimostrando tragicamente veritiere: l’autonomia finanziaria delle singole scuole sta permettendo l’arretramento dello Stato nell’educazione, lasciando campo libero per un’ulteriore privatizzazione del sistema scolastico; i test di valutazione sulle prestazioni degli insegnanti hanno permesso al governo di eseguire dei licenziamenti di massa (oltre 3’000 gli insegnanti che hanno perso il lavoro dall’introduzione della riforma).
Inoltre, questi tagli agli effettivi del corpo insegnante stanno venendo utilizzati per reprimere ulteriormente il fronte dei contrari: di recente vari sindacalisti del CNTE sono stati licenziati, molto probabilmente a causa delle proteste che stavano conducendo contro la durezza del governo!
L’arresto, la scorsa settimana, di due leader sindacali dei docenti (con l’accusa di corruzione e di appropriazione indebita) ha fatto crescere rapidamente la tensione, dal momento che i manifestanti hanno riconosciuto la volontà politica del governo dietro all’azione della procura messicana. Negli scorsi giorni decine di migliaia di persone sono scese in piazza in vari Stati del Sud del paese, tra cui Chiapas, Guerrero, Veracruz e Oaxaca. Ed è proprio in quest’ultimo che domenica si sono registrati gli scontri più violenti con la polizia.
A Nochixtlan la polizia federale ha assaltato i manifestanti, che da oltre una settimana avevano bloccato con delle barricate una delle principali arterie stradali della cittadina: il bilancio è terribile. 6 morti e oltre 50 civili feriti, vittime di una repressione che in Messico rimane ancor’oggi particolarmente feroce (tutti abbiamo ancora vivo il ricordo dei 43 studenti scomparsi ad Ayotzinapa nel 2014, episodio che rimane ancora senza risposte da parte delle autorità).
La risposta da parte del movimento di protesta non si è però fatta attendere: lunedì 20 giugno oltre 100’000 persone sono scese in piazza nello Stato di Oaxaca per denunciare l’operato del governo, come si può vedere nella foto sottostante.
Ai coraggiosi insegnanti messicani e ai loro sostenitori va tutta la nostra solidarietà e il nostro cordoglio per la grave perdita: venceremos!