Il rientro a scuola nelle scuole post-obbligatorie dopo il periodo di confinamento non è stato privo di problemi, ancor prima dell’inizio dell’anno infatti le preoccupazioni raccolte dal Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) erano già molte: il ritorno in classe non ha fatto altro che confermare la fondatezza dei problemi riscontrati. Tra i problemi più sentiti sono emersi l’eccessivo carico di lavoro per riuscire a recuperare il programma, verifiche settimanali troppo numerose e il sovraffollamento dei mezzi pubblici. A questo proposito lo scorso settembre il SISA aveva realizzato una azione di protesta simbolica in diversi istituti scolastici volta a denunciare questi problemi, seguita dal lancio della petizione per chiedere l’aumento delle corse dei trasporti pubblici nelle tratte affollate.
A più di due mesi dall’inizio della scuola, in un periodo di aumento significativo dei contagi, le quarantene che una parte considerevole del corpo studentesco si trova a dover affrontare sono sempre più frequenti e numerose: in questo contesto la disorganizzazione degli istituti scolastici, unita alla noncuranza del DECS, mette seriamente in discussione il diritto allo studio. Infatti è ormai noto sin dall’inizio dell’anno scolastico che diverse studentesse e diversi studenti, per evidenti cause sanitarie legate alla pandemia, sono tenuti a restare confinati per un periodo di minimo 10 giorni: a questi si sommano coloro che, trovandosi in una situazione di salute delicata o a contatto con persone a rischio, scelgono di non andare scuola.
Alle studentesse e agli studenti che si trovano in questa condizione non viene assicurata la possibilità di seguire le lezioni “in diretta”, infatti l’allievo si trova a dover recuperare il programma autonomamente sulla base di documenti messi a disposizione dal docente o utilizzando gli appunti di altri allievi. Questo problema concerne diverse scuole post-obbligatorie causando un evidente peggioramento della qualità dell’insegnamento e mettendo fortemente a rischio la riuscita scolastica di una parte del corpo studentesco. Queste condizioni di studio aumentano lo stress e l’inquietudine negli studenti e compromettono il diritto allo studio di diversi studenti.
Per queste ragioni, il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) ha deciso di inviare una missiva al Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) in cui vengono chiesti chiarimenti sull’assicurazione del diritto allo studio per tutti le studentesse e gli studenti in confinamento e viene chiesto di implementare una didattica a distanza che permetta allo studente a casa di seguire adeguatamente il programma tramite videolezione sincrona o registrata: non si tratta di installare permanentemente e “normalizzare” l’insegnamento a distanza, ma di mettere sul tavolo una soluzione d’emergenza a tutela del diritto allo studio. Le studentesse e gli studenti non devono pagare per qualcosa di cui non sono responsabili e la loro riuscita scolastica non dev’essere messa in discussione dal virus!