Durante l’ultima riunione del Comitato Centrale del sindacato studentesco, svoltasi in videoconferenza il 18 aprile, la presenza di diversi militanti attivi in varie scuole superiori ticinesi e in due atenei svizzeri ha permesso di sviluppare una interessante discussione sul funzionamento e i problemi dell’insegnamento a distanza.
Nelle scuole superiori ticinesi (erano presenti studentesse/i delle seguenti scuole: LiMe; LiLo; LiLu2; SCC Bellinzona; SSPSS Trevano e Giubiasco; CSIA) sono stati riscontrati problemi simili tra loro, riguardanti in particolar modo la disorganizzazione e il mancato coordinamento tra docenti. In alcune materie si è verificato un aumento delle ore di lezione e un sovraccarico di lavoro, mentre in altre materie il programma non è proseguito e non sono state date informazioni sul proseguimento delle lezioni, il che segnala come alcuni docenti abbiano scelto come proseguire il loro corso senza seguire le direttive del DECS. Sul piano informatico, un buon segnale è stato quello dato dal liceo di Mendrisio e dal Liceo Lugano 2, che prima dell’inizio della quarantena hanno svolto un sondaggio in tutte le classi per verificare che tutti gli allievi avessero i mezzi informatici necessari per seguire le lezioni a distanza; questa procedura non è però stata svolta in tutte le scuole superiori. Inoltre, gli allievi nell’anno di maturità hanno segnalato una certa preoccupazione relativa agli esami: l’incertezza riguardo al loro svolgimento non permette infatti agli allievi di prepararsi per tempo e adeguatamente alle prove di maturità.
La situazione più critica è però quella della SSPSS di Trevano, dove prima della quarantena non esisteva una piattaforma Moodle e gli studenti non possedevano un indirizzo email scolastico. Questa differenza rispetto alle altre scuole ha causato un grande ritardo nel proseguimento dell’insegnamento, infatti se nei licei il passaggio alla modalità di insegnamento a distanza è stato piuttosto veloce e chiaro, alla SSPSS, invece, per 3 settimane dall’inizio della quarantena non si è svolta alcuna attività didattica. Attualmente le lezioni si svolgono regolarmente e il sistema informatico sembra funzionare, ma alcuni studenti, che hanno fatto richiesta di un computer per seguire le lezioni, non hanno ancora ricevuto il materiale e si trovano quindi a non poter ancora seguire le lezioni!
La situazione negli atenei di Friburgo e Ginevra è migliore dal punto di vista informatico. Le lezioni si sono svolte regolarmente e senza particolari ritardi. All’università di Friburgo è da segnalare però l’aumento delle ore di lezione e del carico di lavoro in alcune facoltà, tempo che viene sottratto alla preparazione degli esami. Le direttive per gli esami sono state emanate solo il 30 aprile, con un notevole ritardo quindi rispetto agli altri atenei.
A Ginevra invece la CUAE (org. studentesca dell’università) si è mossa fin dall’inizio della pandemia, raccogliendo riscontri tra gli studenti e facendo pressione sul rettorato; anche in ragione di ciò, vi sono stati molti meno problemi organizzativi che a Friburgo. L’anno continua dunque quasi come se nulla fosse cambiato: la mole di lavoro è rimasta uguale nonostante le diverse condizioni di apprendimento. Il rettorato è stato chiaro fin dall’inizio (l’università non avrebbe più riaperto, gli esami si sarebbero svolti in rete, ecc.) il che ha aiutato gli studenti ha organizzarsi meglio di fronte alla nuova situazione.
Per quanto riguarda gli aiuti finanziari agli studenti, il rettorato di Ginevra ha mobilitato le varie fondazioni collegate all’università (es. Jean Piaget) creando un fondo di solidarietà per gli studenti che ne fanno richiesta, mentre invece a Friburgo l’AGEF (org. studentesca dell’università) è stata sollecitata a muoversi in tal senso ma per il momento non vi sono ancora risultati degni di nota.
In ragione dei vari problemi riscontrati, il SISA elaborerà nelle prossime settimane una nuova risoluzione che verrà inviata al DECS per rivendicare dei cambiamenti nell’organizzazione dell’insegnamento, necessari in periodi di crisi come quello attuale ma anche nel lungo termine.
Lea Schertenleib
Questo articolo è apparso nell’8° numero de L’Altrascuola (speciale coronavirus), pubblicato nel maggio 2020. Leggi qui il numero integrale.