In Italia è andata a buon fine la raccolta firme sul referendum di parte della legge 107/2015, meglio nota come “La buona scuola”, ossia la riforma del sistema scolastico nazionale fortemente voluta dal premier Matteo Renzi e dalla ministra dell’istruzione Stefania Giannini.
Il comitato promotore, dopo qualche incertezza iniziale, ha annunciato di aver raccolto oltre 2 milioni di firme a favore dell’abrogazione di 4 parti fondamentali della legge, che rappresenta l’ennesimo riassetto scolastico in salsa neoliberista a venir promosso in Europa, così come in altre varie parti del mondo, su pressione della finanza internazionale e dei suoi accoliti istituzionali (leggasi Unione Europea, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, meglio nota come OCSE, e Fondo monetario internazionale).
Giovedì sono state quindi consegnate in Cassazione le firme che porteranno gli italiani ad esprimersi, con ogni probabilità già nel prossimo autunno, sui 4 quesiti referendari che priverebbero la riforma dei suoi strumenti più temibili: i finanziamenti privati alle singole scuole, la chiamata discrezionale dei docenti, l’obbligo di minimo 200-400 ore di alternanza scuola-lavoro e il potere del preside di scegliere arbitrariamente i docenti da premiare. Strumenti fortemente contestati da docenti e studenti in quanto svenderebbero la scuola italiana alle aziende private e favorirebbero la diffusione di una gestione imprenditoriale dei singoli istituti scolastici.
Logiche, queste, che stanno purtroppo conoscendo un certo successo anche nel nostro Cantone, come dimostrano alcune proposte contenute nel progetto di riforma “La scuola che verrà”: anche qui si ipotizza infatti la concessione di una maggiore autonomia finanziaria alle singole scuole (che verrebbero trasformate in veri e propri enti para-pubblici), lasciando la porta aperta ai finanziamenti privati, e il trasferimento di maggiori competenze nella gestione del personale agli organi direttivi dei singoli istituti.
Per ora, ci rallegriamo del successo conseguito dai docenti e dagli studenti italiani, a cui vanno i nostri più sinceri auguri in vista della votazione popolare. Per quanto concerne la situazione ticinese, vi assicuriamo che non resteremo in disparte a guardare mentre la nostra scuola va verso lo sfacelo…