Non cediamo all’ostruzionismo elettoralistico della destra: sosteniamo il superamento dei livelli in III media! 

Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA), preso coscienza delle posizioni emerse riguardo alla proposta dipartimentale di superare i livelli nel secondario II, ribadisce la sua posizione criticamente favorevole alla proposta presentata dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS). Seppure con qualche problematicità irrisolta, il progetto presenta degli elementi interessanti e fondamentali per poter superare finalmente un modello di divisione strutturale fortemente dannoso per le allieve e gli allievi.

Coinvolto nella consultazione promossa dal DECS, il SISA ha espresso la propria posizione favorevole al progetto e alla sua opzione B, che dava maggior spazio alla forma didattica dei laboratori. Seppur esistono ancora degli aspetti problematici che meritano di essere chiariti, il progetto è valido e va sostenuto. Infatti ciò che spinge il sindacato studentesco ad esprimersi in modo netto a favore del progetto è l’opportunità di superare la scuola a due velocità generata dal sistema dei livelli: uno strumento selettivo, anti-democratico che impedisce il pieno sviluppo delle potenzialità di un allievo. Non bisogna infatti cadere nella trappola retorica di coloro che sostengono la differenziazione strutturale, apparentemente meritevole di esser capace di “adattarsi alle peculiarità, alle capacità e agli interessi dei ragazzi”. La realtà è invece ben diversa! La divisione in livelli permette di “etichettare” gli allievi scolasticamente in difficoltà che – subendo il peso identitario e stigmatizzato dell’attribuzione di una categoria minore – rischiano solo di uniformarsi alla categorizzazione inferiore e bloccare la possibilità di apprendimento e superamento delle difficoltà. È infatti irrealistico credere che a 12 anni sia possibile determinare definitivamente quanto un allievo sia “bravo” scolasticamente: con la divisione in livelli, colui che finisce in corso B rischia di cristallizzarsi in una condizione di difficoltà scolastica, professionale e successivamente socio-economica.

Infatti un elemento da prendere in considerazione è il peso che il livello B ha nell’accesso al tirocinio e alle scuole post-obbligatorie. È evidente che la limitazione d’accesso dovuta all’etichetta “B” non è in alcun modo confacente all’ideale adattamento “agli interessi dei ragazzi”! Se a ciò uniamo il peso della posizione sociale della famiglia, il sistema dei livelli è a tutti gli effetti un meccanismo di riproduzione sociale che mantiene immutata la disuguale ripartizione delle risorse, in cui la presupposta “meritocrazia” rappresenta più uno strumento di legittimazione delle disuguali opportunità che di emancipazione sociale!

A preoccupare il SISA sono particolarmente le posizioni espresse dalla destra (neo-)liberale, che non solo sono contrarie al superamento della differenziazione strutturale, ma si esprimono in favore di un sistema maggiormente selettivo e integrato all’economia privata! Infatti le posizioni espresse dalla destra borghese fanno immediatamente cadere qualsiasi perplessità sulla validità del progetto: il DECS non deve cedere ai ricatti e all’ostruzionismo parlamentare che queste forze politiche esercitano. L’alternativa conservatrice della destra è un sistema maggiormente discriminatorio, privatizzato, antidemocratico, nonché più simbolicamente violento nei confronti di famiglie e allievi. Se il progetto venisse bloccato, a pagarne le spese saranno in particolare le future generazioni, vittime del freddo calcolo elettoralistico fatto da alcune forze politiche! Sosteniamo il progetto, non perdiamo l’occasione di andare verso una scuola maggiormente democratica!

La nostra lettera di risposta alla consultazione

La nostra risposta alla consultazione in breve: estratto dalle conclusioni della lettera

“La posizione fino a qui espressa mostra sicuramente un certo scetticismo del SISA, tuttavia non dev’essere interpretata come una volontà ostruzionista nei confronti della proposta presentata dal DECS. Infatti il superamento del sistema dei livelli nel secondo biennio del secondario I è prioritario per il sindacato studentesco. Non viene peraltro contestata la potenziale efficacia dei laboratori, pur esprimendo le proprie perplessità riguardo ai presenti e probabili contenuti didattici e obiettivi pedagogici [1].

In questi termini il SISA accoglie positivamente la proposta del DECS nella sua opzione B, aggiungendo tuttavia delle rivendicazioni derivanti dalle criticità esposte nel presente documento, richiedendo:

  1. il coinvolgimento immediato dei rappresentanti delle associazioni magistrali e dei genitori e delle organizzazioni sindacali studentesche e dei docenti nella discussione circa il superamento dei livelli nel 4° anno del secondario I;
  2. la ridiscussione dei contenuti del Piano della scuola dell’obbligo ticinese (2015), coinvolgendo attivamente le associazioni magistrali e dei genitori e le organizzazioni sindacali studentesche e dei docenti;
  3. il rafforzamento supplementare dei doposcuola e dell’offerta extrascolastica nel secondario I, comprendendo sia momenti di recupero scolastico che attività a favore dell’espressione, lo scambio e l’approfondimento culturale, artistico e socialmente critico;
  4. l’abolizione delle pratiche aziendalistiche di valutazione quantitativa e dunque l’abrogazione della notazione numerica per la valutazione e l’introduzione di colloqui valutativi di gruppo oppure individuali a seconda del tipo di esercizio proposto;
  5. il mutamento della natura classista del rapporto allievo-docente, riducendo il numero di allievi per classe e aumentando l’effettivo docente per ridurre le pressioni sul rendimento scolastico e privilegiare il pieno sviluppo dell’allievo.

Nel solco della sua vocazione trasformatrice della società, il SISA si schiera apertamente per un’Altrascuola, una scuola politecnica, realmente e unica che si estende dai 6 ai 18 anni. Tuttavia, dialetticamente, siamo consapevoli che la realtà impone pragmatismo e l’immediato superamento dello strumento classista della differenziazione strutturale, seppur momentaneamente per il 3° anno del secondario I. Infatti, gli attuali equilibri politici fanno presagire un momento difficile per la scuola pubblica ed è nostra intenzione difenderne la natura pubblica, nonché il suo ruolo nella formazione di un individuo dotato di pensiero critico. Benché si sia ancora distanti dall’ideale della sostanziale democratizzazione del sistema scolastico, come anche dalla formazione di un soggetto realmente critico e distante dell’egemonia (neo-)liberale che permea all’interno delle sedi scolastiche di ogni grado, il SISA in questo momento riconosce che vi sono preoccupanti posizioni che spingono l’attuale sistema scolastico verso una maggiore deriva conservatrice degli attuali rapporti sociali di produzione. Troviamo infatti da un lato la volontà del legislativo di intraprendere una campagna di smantellamento del servizio pubblico, che delegittimerebbe progressivamente l’importante ruolo pubblico nell’educazione e toglierebbe le risorse necessarie al funzionamento attuale della scuola pubblica. Dall’altro invece si presagisce una aria di “controriforma” della scuola in senso neoliberale. Non sono infatti da prendere “alla leggera” le recenti esternazioni del PLR che, ricalcando le posizioni ultraliberiste di Morisoli&Co, avanzano proposte che andrebbero a rafforzare l’aziendalizzazione della scuola pubblica e il suo ruolo puramente “utilitarista” e al servizio dell’economia privata. In questi termini la proposta di un “maggiore avvicinamento del mondo delle aziende pubbliche e private alla scuola” rientra perfettamente nei canoni previsti dall’ideologia neoliberale e nella formazione di profondi squilibri sociali nella scuola.

Bisogna tuttavia ricordare che alcune delle proposte del PLR come quella della “creazione di un «profilo attitudinale» che accompagni o sia integrato nella pagella degli allievi di scuola media” rievocano quanto già proposto dal DECS nel solco della proposta di riforma “La scuola che verrà”. Il dato problematico di questo “profilo attitudinale”, chiamato dal dipartimento “profilo delle competenze” è il rafforzamento del processo di “etichettatura” e la cristallizzazione delle disuguali disposizioni possedute dagli allievi, a pieno beneficio dell’economia privata che selezionerebbe a proprio piacimento la forza-lavoro che necessita e discriminerebbe in modo violento gli allievi provenienti dalle fasce sfavorite della popolazione [2]. Purtroppo ciò dimostra, ancora una volta, come all’interno del DECS l’ideologia neoliberale applicata all’educazione si sia largamente diffusa, sia con l’approccio per competenze che nelle sue potenziali forme e applicazioni: è necessario che anche il dipartimento faccia autocritica e riveda alcune delle sue posizioni contenute nella “Scuola che verrà” e nel Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese (2015).”


[1] Infatti i laboratori, come già indicato nel documento “La scuola che sarà? Appunti critici sulle riforme della scuola dell’obbligo ticinese”, sono un elemento indispensabile per la modernizzazione dell’insegnamento e per il superamento della trasmissione passiva del sapere. Tuttavia è necessario mantenere viva la nota critica riguardo ai contenuti derivanti dall’approccio per competenze e dunque dal Piano di studio, che queste forme organizzative sono invitate a promuovere.

[2] Per un approfondimento, si consulti il terzo capitolo del documento “La scuola che sarà? Appunti critici sulle riforme della scuola dell’obbligo ticinese”.

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