Il SISA raccoglierà le firme contro le politiche d’austerità e lo sfruttamento dei lavoratori: non cadiamo nel tranello neoliberale!

Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) si impegnerà nella raccolta firme per l’iniziativa “per un salario minimo sociale” e per il referendum contro l’iniziativa parlamentare per frenare la spesa pubblica entro il 2025, approvata recentemente dal blocco borghese composto da Plr, Udc e Lega. La decisione del Gran Consiglio conferma purtroppo quanto già si presagiva all’Assemblea Generale del SISA d’inizio ottobre (leggi qui): è tornata l’ennesima stagione di politiche d’austerità con l’obiettivo di smantellare il servizio pubblico a scapito della popolazione salariata e studentesca e dare in pasto all’economia privata i compiti fondamentali dello Stato.

Con l’approvazione dell’iniziativa democentrista, il legislativo ha dunque dato il via libera alla ormai fin troppo comune stagione di freno alla spesa pubblica, particolarmente pericolosa per le fasce più impoverite della popolazione. Infatti, la ricetta che Morisoli&Co propongono non ha nulla di originale ed è il solito minestrone neoliberale utile solo tagliare le risorse fondamentali per lo sviluppo del Cantone e mercificare i compiti dello Stato, necessari a garantire i diritti sociali come il diritto allo studio.

Evitando di assumersi le responsabilità del disavanzo, la destra riduce le spese e fa pesare la crisi sulle spalle di studenti e lavoratori. Contrariamente a quanto sostenuto dai favorevoli all’iniziativa, una grossa parte dell’ammanco nelle casse pubbliche non è imputabile solo alla spesa, bensì è il risultato di una politica economica neoliberale precisa promossa dalla destra borghese ormai da decenni. Riducendo la spesa pubblica, la loro volontà politica è quella di defiscalizzare il paese a favore dei grandi capitali e gettare il cantone in un Far West che segue unicamente le regole, ormai sacralizzate, dell’economia di mercato. Le conseguenze di questa ormai vecchia e fallimentare ricetta economica sono ben visibili da tempo, soprattutto dalle generazioni di giovani ticinesi trasferitesi Oltralpe: il Ticino ha un tessuto socio-economico incapace di offrire prospettive e soluzioni occupazionali decenti, con un mercato del lavoro non sufficientemente regolamentato e delle autorità con scarsa progettualità nella programmazione dell’intervento pubblico!

Lo smantellamento della scuola pubblica e la riduzione dell’offerta pubblica sono gli effetti della politica delle “casse vuote” e di taglio alla spesa pubblica. Borse di studio, corsi di recupero, gite, corsi facoltativi a indirizzo artistico e umanistico, sono solo alcuni dei servizi scolastici vittime delle politiche d’austerità. In questo quadro, lo smantellamento della scuola incide negativamente sul diritto allo studio e sulla pluralità e varietà dell’indirizzo educativo della scuola, eliminando progressivamente i saperi non ritenuti redditizi ed “economicamente utili” alla formazione di ogni individuo.

Per queste ragioni, il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) si oppone a una politica della destra borghese contraria agli interessi di studenti e lavoratori. Prioritario è fermare le politiche di austerità e garantire un salario minimo decente, affinché il Ticino diventi un luogo in cui si hanno prospettive reali e lo Stato torni a regolare la vita economica di una regione e popolazione che necessità profondamente di investimenti pubblici!

Scarica qui i formulari per firmare l’iniziativa sul salario minimo e il referendum contro la riduzione della spesa pubblica!

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