Le condizioni precarie di lavoro e formazione in cui riversano le persone in formazione nel settore socio-sanitario e assistenziale è allarmante. Per questa ragione il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) lancia la petizione “STOP al precariato formativo e lavorativo nel settore socio-sanitario e assistenziale” (Firma qua!), affinché le autorità cantonali e gli enti locali intervengano al più presto e facciano seguito alle preoccupazioni della popolazione studentesca.
Le pessime condizioni salariali, di lavoro e formazione si traducono in malessere tra i giovani che intendono percorrere questo percorso formativo. Malessere che realizza in non poche occasioni un abbandono precoce della formazione, trasformandosi in questo modo in un problema pubblico non indifferente: il Canton Ticino si trova confrontato con delle sfide sanitarie non indifferenti, tra cui l’invecchiamento della popolazione e una transizione demografica della popolazione attiva, in cui già al momento si registra una carenza di personale formato.
Tuttavia il problema non è unicamente una questione di gestione pubblica. Infatti al sindacato studentesco sono state segnalate diverse situazioni che minano la qualità e la condizione di formazione degli studenti e apprendisti OSS, OSA e CSS. Carenza di figure professionali che curano la formazione sul posto di lavoro, turni in cui il numero di apprendisti è superiore a quello delle persone formate, condizioni contrattuali confuse e non rispettate, in cui gli apprendisti lavorano 6 giorni senza congedi, più di 2 week-end consecutivi e svolgono turni notturni senza il consenso dell’apprendista. L’impressione generale, nonché di fatto la realtà, è questa: gli apprendisti e gli stagisti sono dei tappa-buchi, della manodopera a basso costo, flessibile e facilmente impiegabile per coprire la carenza strutturale di personale formato. In questo contesto, diversi apprendisti e studenti vengono costretti a fare mansioni che vanno oltre la loro competenza oppure che non sono compresi nei loro compiti quali OSS-OSA-CSS, trovandosi in situazioni di rischio per la propria salute e per quella degli utenti. Una condizione – per usare un eufemismo – insoddisfacente, in cui la posizione da “ultima ruota del carro” apre le porte ad abusi e casi di mobbing!
Purtroppo, allo stato attuale, l’ispettorato di tirocinio viene definito dagli studenti stessi come inconcludente. L’incontro con il discente in un contesto parziale non favorisce peraltro la liberazione della parola da parte delle persone in formazione, in cui la pressione esercitata dal luogo imparziale del posto di lavoro e del datore stesso (a cui non sono mancati atti intimidatori diretti prima delle visite) rendono difficile esprimere il proprio malessere ed esternare le difficoltà incontrate durante lo svolgimento dell’apprendistato e dello stage.
Sebbene il Gran Consiglio abbia dato seguito al messaggio governativo PROSAN 2021-2024, rappresentando un passo avanti per le condizioni di formazione e la promozione di questo settore, l’attuale situazione resta insufficiente per riuscire a emarginare i problemi vissuti dalle persone in formazione. Per questa ragione, il SISA lancia una petizione per rivendicare:
- Il potenziamento dell’ispettorato di tirocinio, aumentando il numero degli ispettori e delle visite annuali, con visite a sorpresa ed un maggiore controllo sulla pianificazione dei turni la definizione di criteri trasparenti e netti concernenti le condizioni di formazione e lavorative all’interno dei contratti di prestazione stipulati dalle autorità cantonali e comunali;
- L’introduzione di un salario minimo di 1500.- Chf al primo anno, di 2000.- Chf al secondo anno e di 2500.- al terzo anno di apprendistato e scuola per gli apprendisti OSS-OSA-CSS della CPS e allievi OSS-OSA della SSPSS. Per gli stagisti il minimo salariale dev’essere di 1000.- Chf.
- La riduzione ad un massimo di week-end lavorativo al mese ad uno per tutte le fasce d’età, affinché si possa avere più tempo a disposizione per lo studio e la socializzazione!
- La regolamentazione di un rapporto 1:1 tra formatori e persona in formazione sul posto di lavoro.
Oltre alle parole, servono fatti. Il Ticino ha bisogno di professionisti e le persone in formazione nell’ambito socio-sanitario e assistenziale reclamano un miglioramento delle proprie condizioni di formazione e di lavoro. Siamo stufi di essere dei tappa-buchi; siamo stufi di essere l’ultima ruota del carro! Non siamo un costo per la collettività, noi siamo la linfa vitale per il futuro del settore sanitario e assistenziale ticinese: vogliamo diritti, non lo sfruttamento!