Il prossimo 14 giugno il popolo verrà chiamato ad esprimersi sull’iniziativa popolare “sulle borse di studio”, promossa dall’Unione svizzera degli universitari USU, che punta ad un trasferimento dai Cantoni alla Confederazione delle competenze in materia di sussidi all’istruzione, promuovendo un’effettiva armonizzazione a livello federale del sistema di sostegno finanziario agli studi.
Tale iniziativa andrebbe a risolvere una grave situazione che affligge tutt’oggi buona parte della popolazione studentesca svizzera: nel nostro Paese vige infatti ancora un’intollerabile disparità di trattamento tra Cantoni, che aggrava le differenze di opportunità formative presenti tra la popolazione, vincolandole ulteriormente alla disponibilità finanziaria della famiglia d’origine. Oggi infatti la possibilità di beneficiare di un aiuto finanziario per far fronte ai costi di una formazione superiore dipende unicamente dalle scelte di politica finanziaria effettuate da parlamenti e governi cantonali, privando cittadini di differenti Cantoni del diritto di uguali opportunità e uguali condizioni di accesso alla formazione.
Checché ne dicano le autorità, il processo di armonizzazione intercantonale in materia di sussidi all’istruzione è fermo al palo: il Concordato del 2009 lascia ai Cantoni un margine di manovra troppo ampio per poter produrre risultati apprezzabili (ad esempio, è possibile ridurre di un terzo il minimo importo sussidiabile di 16’000 CHF, convertendolo in prestito di studio – da rimborsare allo Stato al termine della formazione – e riducendo quindi l’aiuto minimo previsto a 10’000 CHF, una cifra ridicola se paragonata ai costi medi di un’istruzione universitaria oltralpe). Questo spazio di manovra viene inoltre largamente sfruttato dai governi cantonali, la cui chiara tendenza al taglio della spesa pubblica non risparmia nemmeno (o soprattutto…) il settore dell’istruzione, come ci testimonia anche la nostra realtà locale: nel 2015, il Consiglio di Stato ticinese ha infatti proposto di introdurre la possibilità di sostituire la borsa con un prestito di studio per gli studenti di master, privandoli del sostegno finanziario che essi prima di tutti necessiterebbero. Se aggiungiamo a questi elementi il carattere non vincolante del Concordato (i Cantoni non sono obbligati ad aderirvi e possono decidere in ogni momento di revocare la propria firma), appare evidente come la situazione sia preoccupante e sia necessario un intervento deciso da parte del popolo.
La modifica costituzionale proposta dall’USU permetterebbe di mettere fine a questa grave discriminazione, dal momento che ogni studentessa e ogni studente svizzero, indipendentemente dal Cantone di domicilio (che sia esso “ricco” o “povero”, come sostiene di essere il Ticino), avrebbe la possibilità di accedere ad uguali aiuti finanziari e ad uguali opportunità di formazione, parificate a livello federale. Occorrerà comunque vigilare attentamente affinché il “tenore di vita minimo” previsto dal testo costituzionale venga adeguatamente determinato, per evitare di provocare situazioni peggiori di quella attuale e svincolare finalmente l’accesso agli studi superiori dalle disponibilità economiche delle famiglie, eliminando le discriminazioni classiste tuttora presenti nelle condizioni di accesso alla formazione in Svizzera.
Il SISA sostiene quindi questa iniziativa e invita il popolo ad accoglierla, per porre fine alle disparità intercantonali e alle discriminazioni socioeconomiche nell’istruzione superiore, per una scuola accessibile a tutti e senza più disuguaglianze!
capisco i timori e le inzceterze di quanti sono costretti ad elemosinare quasi un lavoro, quale che sia, ma non posso non notare in questi giovani l’approssimazione in tutto, nel “manovrare” la lingua italiana,da loro ridotta a brandelli spesso incomprensibili, come nel non provare a capire, magari leggendo i documenti a disposizione…