Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA), venuto a conoscenza del nuovo caso di abusi militari verificatosi nella caserma di Isone, non può esimersi dal formulare alcune considerazioni al riguardo. Da questo nuovo episodio emerge chiaramente come il fenomeno degli abusi d’autorità all’interno dell’esercito sia tutt’altro che sporadico (come sostiene il ministro Norman Gobbi, che ha parlato di “casi marginali”), bensì estremamente diffuso e con protagonisti gli stessi graduati: a Isone, l’ordine di tirare una mazzata da 30kg in testa al proprio commilitone è arrivato direttamente dal caposezione. Inoltre, emerge anche come a fronte di simili punizioni corporali di estrema gravità (che avrebbero potuto provocare anche dei danni fisici permanenti), le sanzioni verso i responsabili siano totalmente ridicole ed inappropriate: pur avendo rischiato di provocare dei danni cerebrali ad una recluta, il graduato in questione se l’è cavata con 300 franchi di multa (l’equivalente di pochi giorni di indennità versategli dall’esercito).
Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: non è possibile andare avanti così, le autorità devono prendere dei provvedimenti seri per verificare quanto accaduto e per impedire che simili abusi si ripresentino. Per questo chiediamo che sia un’istanza indipendente, e non la giustizia militare, ad occuparsi dell’indagine e del giudizio circa quanto accaduto ad Emmen e ad Isone (dove, a quanto ci risulta, non è stata nemmeno avviata un’indagine disciplinare): l’esercito non può fungere sia da controllato che da controllore! Infine, invitiamo caldamente tutte le reclute e tutti i soldati vittima o testimoni di simili soprusi a rivolgersi al nostro sportello “SOS reclute” o a denunciare pubblicamente quanto accaduto: occorre rompere il velo di omertà che ancora ricopre l’operato dell’esercito!