Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) ha presentato durante una conferenza stampa, in data odierna, i dati raccolti tramite un questionario per la campagna “Scuola e salute mentale: parlarne non basta!”, promossa tra i mesi di gennaio e marzo. L’obiettivo del sondaggio? Fotografare lo stato di salute mentale della popolazione studentesca e comprendere quale ruolo della scuola nel benessere del corpo studentesco. Il questionario ha raggiunto 800 studentesse e studenti, provenienti in prevalenza dalle scuole medie superiori cantonali. I dati raccolti sono agghiaccianti, ma non sorprendono: 1/3 della popolazione studentesca riporta la presenza di sintomi depressivi dal grave al molto grave! Non sorprende siccome il risultato è in linea con quanto affermato, nel novembre 2020, da uno studio patrocinato dall’Università di Basilea – secondo cui 29% dei giovani presenta sintomi depressivi gravi – e uno più recente di UNICEF Svizzera, in cui la stessa percentuale veniva messa in evidenza.
Una realtà contestualizzata dal sindacato studentesco è il ruolo dell’appartenenza di classe. Infatti a soffrire maggiormente sono gli studenti che provengono da una condizione socio-economica sfavorita: il 45% dei partecipanti di questa categoria presenta sintomi depressivi gravi, contro “unicamente” il 28% di coloro che vivono in una situazione maggiormente agiata. La salute mentale dei giovani è una questione di classe! Questo è evidenziato anche da quanto espresso dai partecipanti riguardo ai pensieri suicidi. Infatti, se il 37% dichiara di aver avuto, almeno per alcuni giorni nelle scorse ultime due settimane, dei pensieri suicidari e/o lesionisti, questa percentuale arriva al 46% tra la popolazione proveniente da una condizione socio-economica maggiormente svantaggiata. Se pertanto siamo tutti soggetti allo sviluppo di sintomi depressivi, l’indagine suggerisce che ad esserne maggiormente colpiti siano coloro che si trovano già in una posizione sociale sfavorevole. Insomma, tutti sono vulnerabili, ma ci sono persone che immeritatamente sono maggiormente fragili! Oltre a questo dato, emerge che ad essere maggiormente colpiti da questa condizione depressiva siano le persone che si identificano nel genere femminile oppure che non si identificano in nessuno dei due generi: dato che merita di essere contestualizzato e inserito in un contesto in cui la divisione del lavoro sessuale e ancora fortemente divisa tra sfera produttiva e riproduttiva!
A complemento di questo dato, l’indagine misurava il malessere scolastico, ovvero la maniera con cui la popolazione studentesca vive l’ambiente scolastico e si contrappone alla sua normatività: 6 studenti su 10 affermano di vivere un forte malessere scolastico! Comparando le risposte individuali tra malessere scolastico e sintomi depressivi emerge che le due variabili sono correlate: il malessere scolastico alimenta l’intensità dei sintomi depressivi e/o viceversa. In questi termini, nonostante la questione della depressione sia un problema maggiore della nostra società neoliberale, in cui domina il culto della performance, il mito della meritocrazia, della competitività, il profondo senso di inadeguatezza individuale, la scuola non può esimersi dal prendere le sue responsabilità. Un luogo in cui i giovani passano la maggior parte del loro tempo, in cui sono esposti ad una normatività fortemente influenzata dal mantra concorrenziale della società di mercato, tra rendimento scolastico, categorizzazione e selezione sociale.
Se pertanto la questione della depressione è un tema ampio, di società, di struttura, che necessita di una trasformazione sociale profonda, il sistema scolastico non è un mondo a parte, una “bolla” sociale. Questo dev’essere concepito come parte del problema e della soluzione e non voler intervenire significa mettere a rischio delle vite e il benessere della popolazione studentesca. Una studentessa in una sezione del questionario ha dichiarato: “ci state uccidendo e manco ve ne rendete conto”. Un messaggio forte, perentorio, che riassume il dolore e la rabbia che una parte della popolazione studentesca quotidianamente vive. Per questo motivo il SISA rivendica nella scuola un cambiamento sia sulle ragioni di un simile clima scolastico “malato”, che sulla gestione delle situazioni di sofferenza. In questo senso, tra i 15 provvedimenti che il SISA ha proposto nel rapporto dell’indagine indirizzato alle autorità, sono stati ritenuti maggiormente urgenti i 5 seguenti:
Corsi di recupero pubblici e gratuiti:
Ampliare il servizio pubblico nell’ambito del sostegno allo studio attraverso l’introduzione di corsi di recupero gratuiti e pubblici in tutti gli ordini scolastici, proponendo l’incarico ai docenti in formazione.
Stop al limite di bocciature:
Abrogare il limite alle bocciature dell’anno nel secondario II (licei, SCC e scuole professionali) e modificare la modalità d’ottenimento della maturità introducendo una sessione di recupero durante l’estate;
Ridurre la pressione, riducendo il carico di lavoro settimanale:
Ridurre la dotazione oraria settimanale, abolire i momenti valutativi a sorpresa, introdurre un numero limite di 2 esperimenti alla settimana, abolire i compiti, trasformare una parte delle ore-lezione canoniche in momenti di recupero e lavoro individuale con il docente;
Rafforzare il Servizio medico-psicologico cantonale (SMP):
Il servizio medico-psicologico cantonale (SMP) del DSS/DECS dev’essere potenziato e ampliato, rafforzandone gli effettivi con formazione sociale e psicologica, affinché riescano maggiormente a lavorare nella realtà scolastica. Questo deve captare l’emergenza di un disturbo in un allievo e reindirizzarlo verso uno psicologo esterno che lo segua individualmente e gratuitamente;
Migliorare la formazione docente e introdurre campagne contro la stigmatizzazione:
Migliorare la formazione del docente, introducendo dei corsi che sensibilizzino maggiormente sulle tematiche della salute mentale. Contro la stigmatizzazione di chi soffre: rafforzare e introdurre delle campagne di sensibilizzazione e prevenzione sul tema del benessere e della salute in tutti i cicli formativi.
Le autorità riconoscano finalmente il problema. Il SISA lo dice da tempo: è necessario intervenire ora, prima che la situazione degeneri ulteriormente!
Cosa ottieni se metti insieme un malato di mente solitario con una società che lo abbandona e poi lo tratta come immondizia?