Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) prende atto del preoccupante andamento dell’inflazione e del conseguente aumento del carovita dovuto all’aumento generalizzato dei prezzi. Un contesto che precarizza ulteriormente la vita studentesca e mette in discussione il diritto allo studio, in cui secondo delle rilevazioni dell’UST precedenti alla pandemia (!), 3 studenti su 4 in Svizzera svolgono un’attività remunerativa à côté degli studi, rappresentando mediamente il 40% delle entrate mensili. Se prima dell’arrivo della pandemia, molti studenti abbandonavano gli studi per motivi finanziari e problemi legati dovuti alla difficoltà a seguire i contenuti di studio – perché verosimilmente assorbiti dal tempo dedicato al lavoro per poter garantire il proprio sostentamento – la situazione che si sta profilando in questo periodo rischia di aggravare una condizione studentesca già fortemente precaria!
Tra scoppio del conflitto in Ucraina e fenomeni speculativi dovuti alla concentrazione di capitali, posizioni oligopolistiche e di dominazione del mercato, il rincaro dei prezzi dei prodotti di consumo supera attualmente il 3% ed erode sensibilmente il potere d’acquisto della classe salariale. Un aumento di tale portata non si registrava da diversi anni e non sembra volersi stabilizzare. Una riduzione del potere d’acquisto e dunque dei fondi destinati alla formazione della popolazione ticinese che rischia seriamente di compromettere il percorso formativo di uno studente, in particolar modo delle fasce medie e medio-basse di reddito!
Per far fronte al problema dell’inflazione, il consigliere federale Guy Parmelin ha invitato le parti sociali a presentarsi sul tavolo delle trattative per un adeguamento dei salari all’andamento dell’inflazione, escludendo pertanto un intervento pubblico a sostegno della domanda: dello stesso avviso troviamo l’esecutivo ticinese. Il SISA non si trova totalmente d’accordo. Lo Stato non può e non deve deresponsabilizzarsi dai suoi compiti regolatori e redistribuivi in favore delle famiglie, della classe lavoratrice e del corpo studentesco! È arrivata l’ora di rivendicare un cambiamento di rotta, verso un maggior intervento pubblico sui livelli salariali, sui fenomeni speculativi e sui contributi sociali!
Non sfugge alla memoria del sindacato studentesco l’introduzione della legge sugli aiuti allo studio (LAst) del 2015, con cui le autorità cantonali sono riusciti con un escamotage contabile a ridurre il contributo al corpo studentesco: una fetta considerevole di beneficiari provenienti dalle fasce di reddito medio e medio-basse sono state di fatto escluse. Una politica di austerità che ha ulteriormente aggravato la situazione di diverse famiglie e studenti ticinesi. Nonostante le battaglie del SISA abbiano permesso un rafforzamento delle borse di studio – passando dal tetto massimo di un contributo di 16’000.- CHF a 20’000.- CHF, a fronte di una spesa annua di circa 25’000.- CHF come indicato dall’UST – gran parte della popolazione studentesca che necessiterebbe di un aiuto finanziario non riceve alcun sostegno. Ciò a fronte di una condizione di studio che peggiora costantemente!
Tra pandemia e inflazione assistiamo ad un fenomeno duplice: da un lato, la ricchezza si concentra ulteriormente nelle mani di pochi a cui seguono regali fiscali vergognosi, dall’altro la classe lavoratrice si pauperizza e precarizza. Un fenomeno che accresce le disparità sociali, ma soprattutto mette in discussione i diritti sociali fondamentali come il diritto allo studio! Le autorità non posso assistere passivamente a questa situazione. Per questa ragione il SISA rivendica una revisione dei criteri di calcolo per l’ottenimento di una borsa di studio e l’abrogazione del sistema di prestiti! Ma non solo! È arrivata l’ora che le autorità cantonali aprano la strada all’introduzione di un salario studentesco di 1’500.- CHF mensili – da generalizzare successivamente a livello federale – come già avviene con successo in Danimarca! Non una boutade, ma uno strumento concreto d’affiancare alle borse di studio per garantire il diritto allo studio, sgravare i costi di studio dai bilanci domestici, rafforzando così il potere d’acquisto a sostegno dell’economia locale!