Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) ha preso conoscenza ieri del rapporto commissionale, di cui sarà relatore Fabio Käppeli, relativo alla petizione da noi consegnata oltre un anno fa (e corredata da oltre 2200 firme) per richiedere un rafforzamento del sistema di aiuti allo studio. Tale petizione, lo ricordiamo, aveva permesso di ottenere alcune prime importanti vittorie già lo scorso anno, con le decisioni governative di ridurre da un terzo a un decimo la quota di borsa da restituire allo Stato dopo un master e di aumentare da 16’000 a 18’000 CHF il tetto massimo per gli aiuti allo studio.
Il sindacato studentesco non può che accogliere positivamente la decisione della commissione scolastica di estendere tale aumento fino a 20’000 CHF all’anno (così come richiesto dalla nostra petizione), in quanto si potrà così meglio rispondere alle esigenze finanziarie degli studenti universitari meno agiati (ricordiamo che secondo l’ufficio federale di statistica, il fabbisogno annuale di uno studente è di 25’000 CHF). Non possiamo però condividere il ragionamento secondo cui va mantenuta la “buona abitudine di svolgere, con senso di responsabilità, qualche lavoretto a fianco del tempo trascorso sui banchi”: tale “buona abitudine” non è infatti praticata da tutti gli studenti (solo da quelli con minore disponibilità finanziaria), ciò che produce delle importanti disparità nel tempo a disposizione per lo studio (e di conseguenza nei risultati scolastici). Gli aiuti allo studio devono invece servire a garantire a tutti gli studenti la possibilità di dedicarsi al 100% agli studi, senza doversi preoccupare di far quadrare i conti a fine mese.
Tale retorica “responsabilista” è utilizzata anche per giustificare la seconda misura proposta dalla commissione, ovvero l’aumento della quota di restituzione delle borse ottenute per un master. Si tratta di una decisione inaccettabile e incomprensibile: lo stesso governo cantonale, vista la stabilità finanziaria dei conti cantonali, aveva deciso nell’aprile 2018 di ridurre tale quota per ridurre il carico sulle spalle degli studenti! La maggioranza commissionale rimette ora in discussione tale decisione poiché, a suo dire, coloro che percepiscono una borsa di studio godrebbero di un “vantaggio personale” da restituire il prima possibile, “richiedendo al contempo una certa responsabilizzazione nel prosieguo degli studi”. Al di là del fatto che gli studenti che richiedono una borsa non cercano regali da parte dello Stato ma semplicemente di far valere un proprio diritto (quello allo studio, sancito dalla costituzione), i commissari non tengono conto del fatto che non è per nulla scontato trovare un’occupazione stabile al termine degli studi universitari (specialmente in Ticino): il precariato e la disoccupazione sono tutt’altro che sconosciuti per i laureati ticinesi, che infatti sono sempre più spinti ad abbandonare la Svizzera italiana per cercare fortuna altrove. Vi è d’altra parte una crudele ironia in questa decisione: lo Stato spende decine (se non centinaia) di migliaia di franchi in campagne contro l’indebitamento giovanile, ma poi costringe egli stesso gli studenti universitari ad entrare sul mercato del lavoro con varie migliaia di franchi di debito sulle spalle.
Ora che le finanze del Cantone sono state “risanate” (a suon di tagli imposti alle classi popolari e ai servizi pubblici), non vi sono più scuse per tergiversare: lo Stato deve tornare ad investire nella formazione, garantendo un pieno diritto allo studio a tutta la popolazione. È inutile riempirsi la bocca di proclami sull’utilità dell’istruzione durante la campagna elettorale, se non si ha poi il coraggio di prendere le necessarie decisioni una volta insediati sul proverbiale “cadreghino”! Il SISA invita quindi tutte/i le/i deputate/i ad approvare l’aumento a 20’000 CHF del tetto massimo per gli aiuti allo studio e a respingere l’aumento della quota di restituzione per il master: la battaglia per delle borse di studio degne di questo nome è ben lungi dall’essere conclusa!