Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) solidarizza con le proteste studentesche scoppiate in diversi atenei elvetici contro il genocidio del popolo palestinese e denuncia il silenzio, l’inazione e l’inettitudine delle autorità accademiche svizzere sulla questione. Partita giovedì scorso con l’occupazione dello stabile di Géopolis a l’Università di Losanna, il movimento studentesco si è ampliato nella giornata di oggi con l’occupazione dei Politecnici federali di Losanna e Zurigo e dell’Università di Ginevra, in cui alcuni nostri militanti sono presenti! Cogliamo peraltro l’occasione per denunciare lo sgombero degli studenti zurighesi, la rinuncia di un sincero e profondo dialogo con la popolazione studentesca e l’uso delle forze di polizia per reprimere il movimento!
Le rivendicazioni avanzate ai rettorati corrispondono ad una risposta proporzionale agli avvenimenti recenti in Palestina. Il movimento studentesco tematizza non solo la tragedia umana in corso nella striscia di Gaza, ma sottolinea il ruolo che le istituzioni universitarie giocano nell’attuale conflitto. Appare infatti del tutto inconcepibile la collaborazione (anche nell’industria bellica) con accademie e autorità israeliane, come è inaccettabile la limitazione della libertà d’espressione e accademica a cui stiamo assistendo da ottobre: conferenze annullate, associazioni sospese, cortei studenteschi a favore della Palestina repressi. Un clima di censura già denunciato dal SISA lo scorso novembre con la petizione “Solidarietà con la Palestina!”, a cui si aggiunge l’autocensura che si vuole produrre con le accuse di antisemitismo: denunciare il massacro di decine di migliaia di civili, esser contro all’apartheid, contro un’occupazione illegale e un regime fascista come quello di Netanyahu, non significa essere antisemiti.
Il fatto che le istituzioni accademiche non abbiamo preso posizione contro la violazione palese del diritto internazionale, non denuncino i crimini di guerra commessi dallo Stato israeliano e non interrompano le relazioni con le sue istituzioni è grave e non ha nulla a che vedere con la neutralità rivendicata degli atenei! Questa posizione riassume tutta l’ipocrisia dei vertici alla testa del mondo accademico: più di 2 anni fa, in occasione dello scoppio del conflitto russo-ucraino, le organizzazioni universitarie non hanno esitato un attimo per manifestare il loro proprio sostegno alla popolazione e alla comunità accademica ucraina, organizzando conferenze, interrompendo le proprie relazioni con le istituzioni russe e facilitando l’integrazione delle studentesse e studenti ucraini nei percorsi di studio presenti in Svizzera. Una disparità di trattamento delle due vicende ipocrita: non esistono studenti di serie A e di serie B, come non esistono delle vittime “migliori” di altre!
Partendo dalle parole espresse dalla presidente di Swissuniversities, Luciana Vaccaro, pronunciate ieri mattina a Modem, il posizionamento delle università in quell’occasione era giustificato dalle decisioni prese dal Consiglio Federale. In questo modo, non solo ha affermato tutta la subalternità del mondo accademico svizzero ai dettami di un governo federale che svenduto la sua neutralità agli interessi dell’imperialismo atlantico, ma ha addirittura enunciato l’impossibilità di un’università elvetica di assumere una posizione indipendente dai dettami del Consiglio federale: alla faccia della libertà accademica, della neutralità e dell’indipendenza!
Il SISA reputa pertanto che occupare le università significa riaffermare il diritto alla libertà accademica sancita dalla Costituzione federale, come affermare la propria vicinanza alle vittime del conflitto. Occupare le università per rendere visibile l’attuale genocidio e fare pressione sulle istituzioni accademiche, affinché prendano posizione e dei provvedimenti, è del tutto legittimo. L’unica occupazione illegittima è quella dello Stato di Israele dei territori palestinesi! NO AL GENOCIDIO: STUDENTI UNITI PER UN CESSATE IL FUOCO IMMEDIATO E PERMANENTE!
Post-scritum: nel frattempo lo stabile della sezione di architettura a al Politecnico federale è stato sgomberato. Durante le negoziazioni, il rettorato dell'EPFL ha contatto la polizia per richiedere un intervento. Gli occupanti l'hanno saputo tramite i media, senza alcuna possibilità di concludere i negoziati con il rettorato. Una vergogna: questo è il dialogo, questo è il clima di repressione del dibattito e della discussione che si respira nelle "neutralissime" e "libere" università svizzere!
Nel frattempo all'Università di Losanna le trattative procedono a rilento, il rettorato cerca di pacificare il conflitto con delle proposte di facciata, ma senza una chiara condanna di Israele e senza alcuna trasparenza sulla natura delle relazioni accademiche con Israele.
All'Università di Ginevra i manifestanti hanno passato la prima notte. Oggi è arrivato un comunicato stampa diretto alla comunità accademica da parte della rettrice Audrey Leuba, in cui accusava gli slogan di antisemitismo: il classico e ormai "From the river to the sea, Palestine will be free". La rettrice condannava l'occupazione degli stabili dell'università e vuole imporre agli studenti di levare lo striscione, affinché si possa aprire un dialogo e una trattativa: anche questa è censura, anche questa è repressione della libertà accademica e d'espressione!