Su richiesta di un gruppo di studentesse e studenti che frequentano l’USI, il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) ha partecipato all’incontro convocato ieri (30 settembre) dal rettore Boas Erez per porre una serie di quesiti che preoccupavano parte della popolazione studentesca. La riunione è stata organizzata con l’obiettivo di fornire risposte al clima d’inquietudine provocato dal dispositivo di protezione contro la pandemia che è stato implementato nell’ateneo luganese.
In questa occasione, il rettore Boas Erez, non ha perso l’occasione per lodare il proprio operato, vantandosi di aver applicato l’unica via che impedisse di generare divisioni all’interno della comunità dell’USI, ovvero poter frequentare i corsi senza dover presentare il Certificato Covid. In questo modo, sempre secondo il rettore, non si sarebbero create discriminazioni di alcuna sorta all’interno dell’università, in cui tutto il corpo studentesco avrebbe potuto tranquillamente rientrare in presenza. Nulla di sbagliato, anzi, come SISA siamo sollevati da questa volontà. Peccato che lo scenario non sia roseo come descritto in occasione di quell’incontro e sui media: senza alcun preavviso, è stato imposto il possesso del Certificato Covid per accedere ad alcuni laboratori delle facoltà USI e agli atelier all’Accademia di architettura di Mendrisio. Momenti, questi, centrali nel percorso accademico degli studenti e necessari per l’ottenimento del diploma. Alla domanda di alcuni studenti preoccupati circa la situazione, nell’Aula Magna dell’USI è stato dichiarato che “dev’essere data la possibilità a tutti di poter frequentare questi momenti”. Con quali modalità? La (non) soluzione proposta dal rettorato è quella di frequentare questi momenti online. Gli studenti e le studentesse colpiti dalla situazione sanno benissimo che fare, ad esempio, gli atelier di architettura a distanza equivale a eseguire il proprio lavoro male, senza le condizioni adatte perché non in possesso del materiale necessario alla buona riuscita del compito richiesto. Caro rettore, dov’è finita la sua tanto decantata volontà di permettere a tutti di poter ritornare in presenza?
All’incontro convocato in Aula Magna, ha partecipato anche il SISA, che su richiesta di alcune studentesse e studenti preoccupati – tra cui alcuni impossibilitati a partecipare perché l’orario proposto difficilmente collimava con gli appuntamenti accademici – ha partecipato all’”Assemblea generale”: il sindacato studentesco voleva sollecitare un intervento da parte del rettorato, affinché alla parola data corrispondessero i fatti. Inutile dire che il rettore “del dialogo”, della “mediazione”, non ha lasciato prendere la parola al sindacalista, siccome non “fa parte della comunità dell’università”. Un atto che reputiamo gravissimo, da condannare e definire, oltre che antisindacale, antidemocratico. Dal momento che una serie di studentesse e studenti sollecitano il sindacato per intervenire in una situazione grave, di discriminazione di parte del corpo studentesco a momenti obbligatori della propria formazione, e non riescono per impegni accademici a partecipare all’”Assemblea generale” – senza peraltro alcun potere decisionale, con quale coraggio la si chiami assemblea è peraltro discutibile – il rettore del “dialogo” deve sentire le ragioni espresse dal rappresentante sindacale!
Il SISA non vuole cedere a intimidazioni di questo genere e pone l’interesse della comunità accademica, tutta, al primo piano. Per questa ragione invitiamo il rettorato a trovare una soluzione il prima possibile – come fatto peraltro da alcuni atenei romandi – per permettere a tutti di frequentare gli studi universitari, introducendo dunque la possibilità alternativa e gratuita di potersi testare a scuola per frequentare i laboratori e gli atelier.
Caro Boa(s), piuttosto che strangolare la voce agli studenti e professarsi come il rettore “del dialogo”, la invitiamo a mettere in primo piano il diritto universale dell’accesso all’istruzione e allo studio: d’altronde la più cara università della Svizzera dovrebbe offrire al proprio corpo studentesco tutti gli strumenti necessari per una formazione di qualità, non crede?