Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) sta lavorando in queste prime settimane di scuola reclute per aiutare i giovani chiamati alle armi che intendono rifiutare il servizio militare a dichiararsi obiettori di coscienza o di ragione e ad evitare sanzioni.
Ancora una volta si denotata la poca volontà dello Stato e dell’esercito di informare in modo completo i ragazzi dei loro diritti.
Molti non solo confondono tuttora protezione civile con servizio civile, ma molte reclute subiscono gli abusi di potere degli ufficiali per timore di ritorsioni: non si può condannare tout court alla prigione chi per motivi etici rifiuta di sparare, non si può rifiutare ad una recluta una seduta con il servizio sociale della caserma soltanto per continuare a torturarla psicologicamente per qualche ora in più. Ufficiali che sanno sbraitare solo per evidenziare la loro “autorità ” e privi della benchè minima umanità sono un danno anche per l’esercito stesso, che si vuole vicino alla gente!
Non solo i diritti dei coscritti vanno spiegati con maggiore chiarezza al momento del reclutamento e nelle giornate informative, ma anche i diritti dei soldati di leva in caserma vanno fatti rispettare.
Il SISA continuerà a tutelare il diritto dei giovani alla propria autodeterminazione e a difendere la scelta progressista dell’obiezione.