Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) esprime preoccupazione a seguito dell’ultima uscita di Mauro Dell’Ambrogio.
L’intento caldeggiato dal direttore della Segreteria di Stato per la Formazione, la Ricerca e l’Innovazione (SEFRI), sarebbe quello di innalzare nuovamente le tasse universitarie, allo scopo di limitare un fenomeno di cui non si può certo dire che la Svizzera soffra in maniera grave: i cosiddetti “eterni studenti”. Un provvedimento, questo, che infatti produrrebbe chiaramente più problemi di quanti dovrebbe teoricamente risolverne.
A parere del SISA Dell’Ambrogio dovrebbe piuttosto chinarsi su alcuni dati statistici considerevoli che caratterizzano l’oggetto in questione, come ad esempio il fatto che il 75% degli studenti universitari svolgono un’attività lavorativa a formazione in corso. Bacchettare questa ampissima fetta della popolazione studentesca con il malcelato epiteto di fannulloni risulta quantomeno provocatorio.
E tutto ciò dovrebbe avvenire mentre a carico delle famiglie si profilano costi sempre più sostenuti in termini di costi dei mezzi di trasporto, dell’alloggio, dei premi di casse malati, nonché elementi critici quali la crisi economica e la riduzione dei contributi in termini di borse di studio? Come crede Dell’Ambrogio di poter conciliare il diritto allo studio con una tale prospettiva? Oppure il percorso accademico deve diventare appannaggio esclusivo di chi gode di grande disponibilità finanziaria (che sarebbero poi gli stessi a potersi eventualmente permettere di fare gli “eterni studenti”)? Se le cose stessero così il direttore del SEFRI farebbe bene a metterlo francamente in chiaro.
Andrebbe inoltre considerato che in Svizzera, già attualmente, è piuttosto difficile stagionare all’università, dato che il sistema attuale non permette a chi ha già conseguito due (in pochi casi tre) bocciature in uno stesso esame, di frequentare il proprio indirizzo accademico, e per giunta in tutto il paese. Alla luce di tutto ciò la scusa degli “eterni studenti” appare sempre più palesemente come una foglia di fico, atta a nascondere nuove pretese risparmistiche sulla pelle dell’educazione, proprio uno di quei settori ai quali la Svizzera dovrà fare affidamento per reggere il confronto sul piano internazionale.
Il sindacato fa inoltre notare come stia diventando difficile ottenere in tempi brevi la borsa di studio, che sovente arriva anche alla fine di due semestri: dopo le voci di corridoio circolate settimane fa a Palazzo delle Orsoline, inerenti possibili tagli a borse di studio e mezzi pubblici, si tratta senz’altro di un cattivo segno per un paese che dovrebbe essere consapevole dell’importanza dell’educazione nell’ottica della sua stessa tenuta democratica.