Il servizio militare obbligatorio rappresenta per il SISA una delle grandi ingiustizie cui sono confrontati i giovani ticinesi: senza venir mai informati adeguatamente sulle (esistenti) alternative, molti di loro si trovano costretti per vari mesi in un ambiente autoritario e nazionalista, costretti ad eseguire ordini insensati e ad obbedire ai superiori senza possibilità di protestare. L’uscita da questo inferno viene poi puntualmente ostacolata dalla gerarchia militare, grazie a pressioni psicologiche e rallentamenti burocratici.
Purtroppo questa pratica assurda, figlia di un tempo ormai lontano, non dà nessun segno di essere giunta al capolinea: i vertici militari, ben rappresentati negli ambienti politici, riescono non solo ad assicurare il futuro all’armata, ma ottengono anche puntualmente la concessione di budget spropositati che vanno ad erodere il finanziamento di altri servizi pubblici (questi sì, davvero indispensabili).
Il servizio civile, unica vera alternativa alla leva obbligatoria, è poi continuamente screditato e vittima di forti discriminazioni, a partire dalla durata stessa dell’impiego (una volta e mezza del militare). L’informazione fornita ai giovani prima del reclutamento, impartita dai militari stessi, è poi spesso carente e piena di giudizi negativi, che mascherano la reale utilità sociale e la soddisfazione che derivano da questa scelta.
Il SISA rivendica quindi la completa abolizione del servizio militare obbligatorio, la fine delle intimidazioni e delle pressioni sulle reclute, un’informazione completa e oggettiva sul servizio e la protezione civili, così come la fine dei finanziamenti “ad annaffiatoio” nelle casse dell’armata (che vanno a togliere soldi a servizi ben più importanti, come la formazione: leggi qui).
Ecco alcune prese di posizione del sindacato sulla questione:
- Il SISA in aiuto delle giovani reclute (05.07.2013)
- Basta abusi grigioverdi! (14.07.2007)