Domenica 22 giugno si è svolta a Bellinzona la XIII Assemblea Generale del SISA che ha concluso il 5° anno di attività del sindacato. Un anno particolare che ha visto un avvicendamento ai vertici dell’organizzazione: Massimiliano Ay, fondatore e coordinatore di lunga data ha infatti iniziato gradualmente a lasciare la funzione di responsabile politico del SISA ai liceali Giulio Micheli e Mattia Tagliaferri.
« Il Gruppo operativo contro la violenza giovanile è composto fra gli altri da docenti ufficiali dell’esercito e da magistrati intransigenti ». Il Sindacato indipendente studenti e apprendisti (Sisa), riunitosi sabato in assemblea, si dice scioccato per le prime proposte avanzate dal gruppo istituito a febbraio e coordinato dal procuratore pubblico Antonio Perugini. E dal quale il sindacato degli studenti sarebbe stato escluso.
Il Sisa giudica « intollerante e repressivo » il documento allestito da Perugini e colleghi e si chiede « quale posizione difendessero a nome della gioventù di questo Cantone » i due esponenti del Consiglio cantonale dei giovani che collaborano nel gruppo. « Ci si attendeva un lavoro più equilibrato e una saggezza superiore », si legge in una nota stampa. « Non esistono per noi punizioni esemplari, ma sanzioni determinate in maniera proporzionata al reato e in base allo stato di diritto. La tolleranza zero non è mai educativa perchè non cerca di intravedere spazi di dialogo e educazione. Come sempre si vuole agire sugli effetti e non sulle cause – prosegue il comunicato – invece di dare più diritti alla gioventù, i cui eccessi andrebbero anche analizzati in modo ben più globale perchè spesso dovuti a situazioni sociali difficoltose, se ne vuole dare di maggiori all’apparato repressivo ». Il Sisa critica soprattutto le proposte di istituire un coprifuoco e di multare le famiglie dei ragazzi turbolenti: « Sanzionare con multe o tagli dei sussidi chi già vive in difficoltà è il modo migliore per entrare in un circolo vizioso che porta a una maggiore precarietà , un maggior disagio e dunque una maggiore violenza ».
Per il sindacato il disagio giovanile va affrontato intervenendo nelle scuole. Soprattutto per quanto concerne l’aspetto umano ed educativo: « Basta a scuole con livelli A e B dove l’attitudine diventa sinonimo di discriminazione, che favorisce i fenomeni di marginalizzazione ». E infine propone di: « Assicurare condizioni di lavoro stabili e salario minimo, aumentare lo stipendio degli apprendisti, migliorare il lavoro degli ispettori di tirocinio e garantire più sicurezza per il futuro post-tirocinio. Futuro che molti giovani non riescono a vedere ».