La situazione causata dal COVID-19, nonostante le sue intrinseche implicazioni sanitarie, ha permesso di mettere in luce i limiti del sistema scolastico ticinese, in cui gli squilibri socioeconomici hanno accentuato uno scenario già in sé fortemente diseguale. Tuttavia i periodi di incertezza possono peggiorare una situazione già non ottimale e comportare dei potenziali rischi e derive per i diritti duramente conquistati dalle passate battaglie sociali e sindacali. Il diritto allo studio fa parte di questi e non è al riparo dalle tendenze mercificatrici insite nel nostro sistema produttivo e sociale: l’avanzata del mondo digitale ha dimostrato di non essere neutrale e di rappresentare dei chiari interessi che non corrispondono agli interessi delle studentesse e degli studenti (leggi qui).
Per questa ragione l’azione strutturata ed organizzata si rende più che mai necessaria per difendere i diritti conquistati e per farli avanzare. Il sindacato studentesco in questa situazione gioca un ruolo chiave – in quanto struttura che dispone di una certa esperienza e memoria storica – nell’identificazione delle potenziali derive del diritto allo studio legate alla situazione di crisi. Lo scenario che è venuto a crearsi porta infatti con sé l’intensificazione della selezione e delle diseguaglianze sociali tra le studentesse e gli studenti. Ricordiamo le parole di Don Milani e degli allievi della scuola di Barbiana che in proposito dicevano che “una scuola che seleziona, distrugge la cultura”. Anche perché sempre, parafrasando le parole degli allievi di Don Milani, l’insegnamento a distanza, con ancora maggior forza della scuola in presenza, si presenta come neutrale ma si applica ingiustamente, facendo “parti uguali tra i diseguali”.
Affinché il diritto allo studio venisse garantito, il sindacato studentesco si è mobilitato immediatamente inviando il 9 marzo e il 15 aprile due lettere al Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) e recapitando in seguito anche una risoluzione approvata dal Comitato Centrale alle autorità cantonali e federali (leggi qui). Questi documenti denunciavano il deterioramento delle condizioni di studio e rivendicavano con forza delle misure per arginare la selezione sociale: si chiedeva che dal punto di vista didattico i ritmi scolastici venissero rallentati e che le attività di valutazione venissero sospese, salvo nei casi in cui le studentesse e gli studenti lo richiedessero per migliorare la propria situazione scolastica. In questo contesto, è indifendibile credere che si possano sostenere degli esami di maturità senza osservare delle maggiori ripercussioni sugli studenti delle fasce popolari, abbiamo perciò richiesto il rilascio d’ufficio degli attestati di maturità liceale e professionale. Sempre in quest’ottica, abbiamo rivendicato la sospensione del limite al numero di bocciature nelle scuole post-obbligatorie, misura contro cui il sindacato si è battuto sin dal 2016, quando è stata introdotta, per il suo elemento fortemente selettivo e classista (leggi qui). Lo scenario sociale attuale non agisce tuttavia solamente su questo aspetto dell’insegnamento: la crisi sanitaria ha infatti drasticamente peggiorato le condizioni materiali di studio di diversi studenti, in cui il reddito disponibile si è ridotto a fronte di costi fissi che sono rimasti pressoché immutati. Per questo motivo abbiamo richiesto al Dipartimento l’introduzione di sussidi mirati per chi è in difficoltà: le borse di studio sono state calcolate sulla base di un reddito disponibile che al momento attuale non è più lo stesso e che non corrisponde alla situazione finanziaria di ogni studente. Un’altra categoria fragile del corpo studentesco si trova nelle scuole professionali: la chiusura delle attività economiche non essenziali ha obbligato gli studenti-lavoratori a rimanere a casa, con il rischio di essere soggetti a vacanze forzate imposte dal proprio datore di lavoro. Sempre in questo frangente, le stagiste e gli stagisti dei settori essenziali sono stati sottoposti a stress e responsabilità che non sono sufficientemente riconosciute e remunerate. Abbiamo pertanto chiesto al DECS il riconoscimento facilitato degli esami pratici e la garanzia che i giorni di confinamento vengano riconosciuti come giorni di lavoro pienamente remunerati.
“Per lottare e vincere è indispensabile l’organizzazione. Nei periodi di tensione gli studenti devono poter riconoscere nel sindacato studentesco un punto di riferimento”: così recita il nostro manuale di lotta e autodeterminazione: la migliore dimostrazione di queste parole le troviamo nelle conquiste raggiunte in questo periodo. Nelle scorse settimane il DECS ha infatti diramato due direttive (leggi qui) che rispondevano a numerose delle nostre rivendicazioni: la validità dell’anno scolastico in corso è stato interamente riconosciuto, i ritmi scolastici sono stati rallentati, il limite di bocciature è stato sospeso e verranno prese in considerazione solo le valutazioni positive. La vittoria più importante è tuttavia rappresentata dall’annullamento delle prove d’esame di maturità scritte e orali, sancito in prima battuta dal DECS e poi approvato anche dal Consiglio Federale!
Per quanto concerne il mondo del lavoro, il Dipartimento ha garantito che gli esami pratici verranno riconosciuti in maniera agevolata qualora non si potessero svolgere normalmente e che per gli apprendisti “permane l’obbligo del versamento del salario come congedo pagato (non vacanza)” (leggi qui). Nonostante ciò la situazione non rimane ottimale: le direttive stentano infatti ad essere correttamente applicate (vedi pp.X) e diverse questioni rimangono del tutto irrisolte. Nelle direttive non viene ad esempio fatta alcuna menzione circa gli aiuti finanziari per gli studenti in difficoltà economico-finanziarie.
Come sindacato studentesco occorre pertanto perseverare nella nostra attività di lotta ed elevare il livello di conflitto sociale: è importante dunque rappresentare quel “punto di riferimento” e mobilitare il corpo studentesco. Se non è possibile farlo “fisicamente” in ragione delle attuali disposizioni sanitarie, come SISA abbiamo deciso in Comitato Centrale di farlo “virtualmente”, lanciando una petizione in rete per ottenere un potenziamento degli aiuti finanziari per gli studenti per consentire loro di far fronte all’attuale situazione. Sarà infine fondamentale non fermarsi durante l’estate per ripartire con maggiore forza a settembre: diverse studentesse e studenti hanno sofferto di lacune formative in questo periodo ed è necessario che essi non vengano lasciati indietro dal sistema scolastico. Questa situazione non potrà che aggravarsi a seguito del contraccolpo economico della crisi sanitaria, andando a peggiorare le già difficili condizioni di studio dell’intero corpo studentesco. Insomma, siamo solo all’inizio e dobbiamo continuare ad organizzarci e a lottare per vincere; per far ciò avremo bisogno di tutta l’energia e la forza disponibile, dobbiamo crescere, formarci e, molto semplicemente, continuare a “fare”!
Rudi Alves
Questo articolo è apparso nell’8° numero de L’Altrascuola (speciale coronavirus), pubblicato nel maggio 2020. Leggi qui il numero integrale.