l Sindacato indipendente degli studenti e apprendisti (SISA) ha preso atto, con estrema contrarietà, delle pesanti restrizioni di accesso al servizio civile approvate dal Consiglio degli Stati. Con la probabile ratifica da parte anche del Consiglio Nazionale al progetto governativo, ci troveremmo davanti all’ennesima erosione dei diritti dei coscritti che optano per il servizio civile e ad un effettivo smantellamento di quest’ultimo.
Questo cambiamento di legge, oltre a mettere ulteriormente in discussione il diritto all’obiezione di coscienza, ha il chiaro obiettivo di mettere il bastone fra le ruote al servizio civile, il quale viene sempre più percepito dai giovani come valida alternativa al militare. Il servizio militare, oltre ad aver dato prova di utilizzare fondi pubblici per un beneficio praticamente nullo alla collettività, nel corso dell’ultimo anno ha rivelato di non essere un’istituzione valida per i giovani svizzeri: i casi di Emmen, Coira e Isone hanno dimostrato che i valori impartiti ai coscritti sono ben lontani dalla coesione nazionale e si avvicinano molto di più a quelli del bullismo e dell’omertà!
I vertici militari e i deputati a Berna si rifiutano di riconoscere la futilità e la dannosità del servizio militare e si ostinano a voler rendere sempre meno attrattivo il servizio civile: occorrerebbe forse domandarsi quali siano le ragioni che portano sempre più giovani a lasciare il grigioverde, anziché degradare l’istituzione del servizio civile!
Per difendere il diritto democratico di passaggio libero al servizio civile, conquistato anche grazie all’ostinazione degli obiettori che in passato videro la propria libertà negata, il Sindacato Indipendente degli Studenti e degli apprendisti (SISA) attende l’esito dei lavori parlamentari e si unisce ai preparativi di referendum avanzate da CIVIVA e dal Gruppo per una Svizzera senza Esercito (GSsE).
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