Anche quest’anno assistiamo purtroppo all’ennesima amputazione finanziaria del sistema scolastico ticinese: il Preventivo dei conti statali per il 2016 prevede infatti una lunga serie di misure che vanno a colpire gravemente il sistema di finanziamento dell’istruzione pubblica del nostro Cantone. L’Assemblea del Sindacato Indipendente di Studenti e Apprendisti (SISA), riunita a Lugano in data 7.11.15, ha analizzato la questione e ha individuato vari punti critici che contraddistinguono questo pacchetto di risparmio.
In primo luogo, vengono aspramente contestate le numerose misure puntuali di contenimento della spesa che colpiscono la scuola in tutti i suoi ordini: i prelievi dai fondi di USI e SUPSI (-1.5 milioni); la sospensione della carriera dei docenti (-1.5 mio) e la riduzione dello 0.5% degli stipendi per coloro che hanno raggiunto il massimo salariale (-1.8 mio); il calo degli investimenti nel settore dell’insegnamento (che passano da un volume di 14.5 mio nel 2015 a uno di 13.4 nel 2016). Ma soprattutto, si contesta la pesantissima (e gravemente irresponsabile) riduzione dei contributi cantonali per le scuole comunali: diminuendo di più di 1/5 la massa di sovvenzioni agli stipendi dei docenti comunali, il Cantone non fa nessuno sforzo per ottimizzare la propria struttura, ma si limita a “nascondere la polvere sotto il tappeto”, accollando ben 12 milioni di spese aggiuntive ai Comuni. Tutto ciò è inaccettabile, considerato che la novità organizzativa affiancata a tale provvedimento rende il gioco (se possibile) ancor più pericoloso: attribuendo ai Comuni la responsabilità di stabilire il numero di sezioni di SI e SE da istituire ogni anno, e vincolando parallelamente i contributi cantonali all’arbitrio del Consiglio di Stato, si andrebbe a creare una dinamica aziendalistica assolutamente incontrollabile. I Municipi verrebbero infatti incentivati ad aumentare il più possibile il numero di allievi per sezione (dal momento che in questo modo avrebbero accesso al sistema di sovvenzionamento cantonale) e a gestire le scuole comunali come vere e proprie imprese in cui occorre razionalizzare la produzione e sfruttare quanto più possibile le risorse a disposizione.
D’altra parte, insospettisce alquanto la strategia adottata dal Consiglio di Stato in questo preventivo: limitando ad una misura, per così dire, “accettabile” i provvedimenti concernenti il personale, pare che il governo voglia quasi “tastare il terreno” prima di avventurarsi in più burrascose acque. La presentazione del piano finanziario di legislatura incombe, e, data la portata degli interventi strutturali che si prospettano, occorre sapere fino a che punto è possibile “tirare la corda”: la giornata di congedo – assolutamente ridicola e, in ambito scolastico, quantomeno controproducente – concessa ai docenti pare proprio essere un tentativo per misurare il grado di sopportazione del corpo insegnante, in quanto, in caso di un suo efficace e condiviso boicottaggio, si avrebbe la possibilità di ricalibrare per tempo le misure più incisive che ad aprile ridefiniranno il ruolo dell’ente pubblico in Ticino.
Il SISA respinge quindi con veemenza questo pacchetto di misure, le quali si inseriscono in un’ormai decennale tendenza verso lo smantellamento e l’aziendalizzazione della scuola pubblica, la quale, al di là dei vuoti slogan elettorali, è vittima di un vero e proprio assalto. Se qualcuno si illude forse che questo possa proseguire indisturbato, si sbaglia di grosso: del resto si sa, quando si tira troppo la corda, questa si spezza…
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